I. — LEONE LEONI E POMPEO LEONI 447
Pompeo Leoni, educato dal padre nell’intaglio in gemme e nel-
l’arte della medaglia, lo sorpassò, e già in una tra le sue prime medaglie,
in quella di Ercole 11 d’Este, duca di Ferrara, dimostra nel busto
del principe una grande naturalezza, quasi potrebbe dirsi, un’inti-
imità d’aspetto, che di rado si vede nell’esteriore e pomposo suo
padre. Nel rovescio della medaglia d’Ercole II è figurata la Pazienza,
impresa del Duca: una donna incatenata a una rupe, su cui sta un
vaso, da cui stillan gocce d’acqua sulla catena: SUPERANDA
OMNES FORTUNA. La Pazienza, arcuata nel mezzo della medaglia,
con le vesti sbattute dal vento, è per forma più esatta, per ritmo
più studiata delle medaglie di Leone. Un'altra, posteriore, di Pompeo,
quella di Don Carlos giovinetto, eseguita nel 1537, sembra caratte-
rizzare il nipote di Giovanna la Folle, che ad atti di crudeltà istin-
tiva ne faceva seguire altri di bontà, ricordati dai cortigiani nella
scritta IN. BENIGNITATE - PROMPITIOR ilatta da loro inci
dere sul rovescio di questa medaglia, intorno ad Apollo, che tien l’arco
nella sinistra, e sulla destra distesa il simulacro delle tre Grazie. Fra
l’augurio della corte al principe, troppo presto gravato d’armatura e
del bastone di comando; e Pompeo Leoni lo espresse con certa aria
ardita in Apollo memore di quello del Belvedere. Ma la faccia scim-
miesca di Don Carlos esprime anche il carattere infelice del giovinetto
figlio di Filippo II, come la testa silenziosa del segretario del Re,
Francisco Hernandez de Lievana, ci mostra l’accortezza dell’uomo e
la gravità del suo ministero. Nelle tre medaglie si segnano tre mo-
menti dell’artista: quella di Ercole II d’Este fu eseguita prima della
sua partenza dall’Italia; l’altra di Don Carlos ha la data 1 557, quando
Pompeo, provvigionato dalla reggente principessa Juana, zia ama-
tissima di quel principe, viveva a Valladolid, presso la corte; la terza,
di Francesco Hernandez de Lievana, porta la data 1575, quando
Pompeo era scultore di Sua Maestà Cattolica, Filippo II.
A quel tempo, lo scultore lavorava al monumento di Dofia
Juana, figlia di Carlo V, vedova dell’infante Don Juan di Portogallo,
morta nel 1573, sepolta nel convento delle Descalzas reales da lei
fondato (fig. 358). È inginocchiata, a mani giunte, con la corona reale
sull’inginocchiatoio che le sta davanti: tutto in marmo bianco. nella
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