7- — MAESTRI COMACINI 593
1612, 2 luglio — Pagamento per la storia della Canonizzazione di San
Giacinto, ib. (R. Edif. Pub... 1012-14, f. 16).
1628, 25 dicembre — Pagamento per restauro di una statua alla villa di
Porta Pinciana {R. Entr: e Usc. del Card. Borghese, 1625-28, f. 141):
GIACOMO e de
ERNO DA Anche Giovanni Antonio Paracca da Valsolda porta in Roma
CARLONE la tradizione lombarda, come può vedersi nella bonaria figura di
Sisto V (fig. 482), inginocchiata, le mani congiunte a preghiera, tra
gli sbuffi cadenti del manto di stoffa pastosa. Spiccati sono i tratti
realistici del volto, i piccoli occhi scrutatori sotto l’arco teso delle
| sopracciglia, la bocca sottile; cou minuzia lombarda son punteg-
giati i fiocchi delle stole, disegnati gli ornamenti della tiara, ammor-
iceve paga- bidita l’epidermide delle mani. Buon tagliapietra, il Valsolda mostra
ta in Santa la sua abilità a vellutar di sfumate penombre carni e stoffe nel ri-
lievo raffigurante la Carità del Pontefice (fig. 483), eseguito anch’esso
indi 100, per il monumento a Sisto V, ma dà anche prova di un'incredibile
inabilità di compositore, che non riesce a _muover i gruppi nello
Paolo per spazio, dietro le due belle figure della Carità e della Fede, e schiaccia
i 1588-1005, tra due prospetti di case la processione, incappella con la cupola di
San Pietro l’edificio a destra e vi sbatte contro una piramide, soffo-
dare cando sotto l’arco di una porta, come di grotta, le figure che ne escono
E i 02 con fardelli. A manieristiche trame ricorse il Valsolda nel comporre
un altro rilievo (fig. 484), non citato dal Baglioni, sulla tomba di
on Martin Sisto V, nel secondo ordine, e qui fu negletto, sciatto intagliatore
SCR: di figurine burattinesche d’armigeri sdentati, impennacchiati, con-
n I Bniti torti, di prelati con grossi testoni dalle barbe a scopa, del tutto si-
mili a quello del Cardinale Albani nella tomba di Santa Maria del
Sio Popolo.
LOR Meglio curò, il tagliapietra comacino, la statua di San Pietro
fig. 485), che è il suo capolavoro nella cappella Sistina, eseguito
forse sotto l'impressione di qualche opera del Mariani, tanta è l’in-
ito tensità patetica del volto, ottenuta con lo sfumar di luci attorno
O gli occhi e sulla fronte. Il camice ha pieghe profilate alla lombarda,
a AN secondo le leggi di un parallelismo tenace ; le mani han grosse dita
Re nocchiute di taglialegna: ma le carni del volto sono intenerite da
luce, impastate di luce.
VENTURI, Storia dell’Arte Italiana, X, 3