780 III. — SCULTURA IN TOSCANA VERSO LA FINE DEL ’500
quel canovaccio passarono i consigli del Giambologna. Quando il
fonditore Fra’ Domenico Portigiani scriveva del suo lavoro ai Depu-
tati del Duomo, in lettera delli 9 agosto 1596, avvisava « d’aver
cominciato anchora le piccole (graticole) ma non l’ho seguitato per
conto che harei voluto variare un che di consiglio di Gian Bologna
et di questi intelligenti, non per comodo mio, ma solo per abbellir
l’opera ». E che il Giambologna fosse presente con i consigli, con i
suoi esempi, col suo spirito, è chiaro in tutta l’opera grande.
Oltre i rilievi delle porte, gli scolari di Giambologna fecero le sta-
tuette del Battista e del Redentore per le acquasantiere e due angeli
portacandelabro, che sembrano far gioco da equilibrista nel reggerli.
All’Annunziata Giambologna ornò la cappella del Soccorso, ove
fu posto il suo sepolero. Il Crocefisso (fig. 647-648) s’aderge sulla
croce, non tocco dalle umane sofferenze, col suo torso poderoso. È
ringiovanito al paragone del Redentore alla colonna del Museo Na-
zionale (fig. 649).
Ai lati del Crocefisso sono, entro due nicchie, figure allegoriche
del Francavilla, che da per tutto, nella cappella, segue il suo maestro,
e non fu estraneo certo alla modellatura del poderoso Crocefisso (fi-
gura 650). Siamo ben lontani da quello del Museo degli Argenti
(fig. 651), che par uscito dai bassorilievi del Giambologna, sottilmente
lineati o incisi. È siam ancora lontani dal maggiore Crocefisso nello
stesso museo a Palazzo Pitti, ove il modellato ha tanta maggiore
sensibilità, pur non arrivando a quello della Collegiata dell’Impru-
neta (fig. 652), più affilato e sottile. Anche all’Annunziata l’artista
donò i suoi bronzi (figg. 653-658), rinettati da qualche scolaro che
distrusse molte finezze degli originali genovesi dalle cui stampe furono
tratti. Nella Flagellazione, ad esempio, si cancellarono, nel fondo, a
sinistra, le rovine d’un circo, a destra, il sommo d’una torre; e nella
smania di pareggiare i fondi, e, si direbbe, di pomiciare il suolo, le
colonne furon schiacciate, e dal suolo disparvero il manto strappato
di dosso a Cristo e le due scope, che sono nel rilievo genovese.
Nella Coronazione di Spine, all’interno d'una sala, che scorcia
dietro a Cristo, col suo soffitto, la sua porta nel fondo, le sue finestre,
vien sostituita una liscia parete, un diaframma. Sempre si schiacciano
le colonne nel Cristo davanti a Caifa, e spariscono dalla scena tanti
particolari che le davano un certo aspetto di realtà d'ambiente, come