| TI. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
Corbinegli » il Sacramento, «con questo che detta chasa tenghi
detto sacramento honorificamente et sempre con lume aceso dinanzi
et per la festa del corpo di cristo vi mandino le falcole et così el gio-
vedì santo et così con quegli ornamenti che meritamente detto sa-
cramento merita». È probabile che Andrea Sansovino attendesse
alla erezione dell’altare dal 1485 al 1490. 11 documento ci fa ridar
fede al Vasari che ritenne l’altare eseguito prima della dimora di
Andrea in Portogallo. Le affinità di schema decorativo con i mau-
solei dei Cardinali Sforza e Basso in Santa Maria del Popolo, eseguiti
nel 1505, e nel 1507, sono tali da far pensare a una prossimità di tempo
fra le tre opere, ma il documento citato, dando una base sicura alla
datazione, induce a cogliere, nelle apparenti somiglianze fra l’altare
e i mausolei, differenze tali da spiegar la distanza d’intervallo fra
tali opere. ‘Tutto, nell’altare, nonostante i riscontri di alcune parti,
come degli angioli portacandelabri in alte e delle figure entro le
nicchie di qua e di là dal tabernacolo, è piatto, traforato, non girato
su diversi piani, senza aggetti e scavi, senza pienezza di volumi,
senza profondità. Si sente più la somiglianza dell’arte di Andrea
Sansovino con quella toscana contemporanea, con Benedetto da
Maiano e con Desiderio da Settignano. Solo il tabernacolo di Andrea
Sansovino a Montici presso Firenze può associarsi all’altare dei Cor-
binegli, con quegli Angioli in corsa come gli altri citati porta cande-
labri: essi riappariranno nei monumenti Sforza e Basso, ma più pa-
cati, e non nel vento della corsa.
La costruzione dell’altare a foggia di trittico, con predella e cimasa
a lunetta, chiusa da pilastrini, sormontata da un fregio e da timpano
tronco, è assiepata d’ornati, così che il liscio fregio, bianco collare,
contrasta con la ricchezza esuberante d’ogni parte dell’altare, con
gli ornati commisti a emblemi chiesastici, a simboli della Passione.
’l'utte le cornici con ovoli, perline, fusetti, baccelli, sono arricchite,
e ci indicano come Andrea Sansovino tendesse a nobilitare ogni
superficie, a ricamarla e a frangiarla. Quella minuzia nuoce all’ef-
fetto, che sembra più consono a un altare intagliato in legno che
non scolpito nel marmo.
Non si potrà individuare l’opera del Sansovino nel ricetto fra
la sagrestia e la Chiesa di Santo Spirito (fig. 120-121). A lui il Vasari
attribuisce tutta la decorazione, mentre Simone del Pollaiolo nel 1489
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