214 TL. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
nel suo movimento lene di danza, il piede leggiero. Si sente la diretta
guida dell’Urbinate nella sinuosità dei contorni, nella cadenza soave,
nella forma morbida, fluente, ondeggiante.
La cappella, probabilmente iniziata nell’anno 1512, come bene
pensò il Geymiiller, fu tardi compiuta: le statue delle nicchie, l’al-
tare e gli obelischi furono ordinati allo scultore Lorenzetto, nel te-
stamento del magnifico mercante, l’anno 1519, a seconda dei disegni
di Raffaello. Lorenzetto, interrotto prima dalla peste, poi dalle di-
sgrazie dei Chigi, lasciò, nella sua casa a Macel de’ Corvi, la statua
compiuta di Giona, quella abbozzata di Elia e alcune parti dei due
obelischi per la tomba di Agostino Chigi e del fratello Sigismondo.
Nel 1552, undici anni dopo la morte di Lorenzetto, gli eredi del Ma-
gnifico Agostino 1ipresero il lavoro della cappella; a Raffaello da
Montelupo affidarono di condurre a termine la statua di Elia, di
mettere a posto una piramide rivestita di marmi, con i bronzi nella
base e il medaglione, che poi si perdette, della « testa di messer Ago-
stino »; e infine di innalzare la piramide a riscontro. Il pittore Fran-
cesco Salviati finì la pala d’altare, lasciata incompiuta da Sebastiano
del Piombo; e la cappella fu inaugurata l’anno 1554. Solo nel secolo
successivo, con l’opera di Lorenzo Bernini, essa ebbe compimento.
L’esterno della cupola ha nella stesura del tamburo, con un
primo anello retto da mensoline, lineamenti bramanteschi, ma il
cupolino è breve, e, a segno della cappella funeraria, alla fine delle
zone che dividevano il tetto, si elevavano candelieri con patera fiam-
mante. Ora uno solo è rimasto a indicare quegli antichi segni della
cappella funebre, destinati a formarle una corona di fiamme.
Raffaello aveva un immenso campo di attività, e doveva ricor-
rere ad aiuti, e specialmente al Lorenzetto. Vi ricorse per il palazzo
Caffarelli, oggi Vidoni, indicato come opera di Raffaello nella inci-
sione di Alessandro Specchi in Templi Vaticani Historia del Bonanni
(1696), così: « Palazzo de’ Signori Caffarelli alla Valle, architettura
di Raffaello Santio da Urbino » (figg. 184-186). Il Vasari invece,
nella Vita del Lorenzetio, dice che questi fece il disegno di molte case,
e «particolarmente quello del palazzo di messer Bernardino Caf-
farelli » Ma le due attestazioni possono accordarsi, quando si pensi
che il Lorenzetto e Raffaello furono in istretti rapporti, e che lo scul-
tore, valente nell’architettura, autore del palazzo della Valle o del