240 I. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
lavoro, che Raffaello ebbe carico di tutte le cose di pittura ed archi-
tettura che si facevano in palazzo ». Ma soggiunge che, « avendo
Raffaello da Urbino nel fare le loggie papali e le stanze che sono
sopra i fondamenti, per compiacere ad alcuni, lasciati molti vani,
con grave danno del tutto, per lo peso che sopra quelli si aveva a
reggere già cominciava quell’edifizio a minacciare rovina pel troppo
gran peso che aveva sopra: e sarebbe certamente rovinato, se la
virtù d’Antonio con puntelli e travate non avesse ripieno di dentro
quelle stanzerelle; e rifondando per tutto, non l’avesse ridotte ferme
e saldissime, come elle furon mai da principio ». Queste notizie del
Vasari potrebbero far credere che Raffaello sia stato autore delle
logge, sin dalle loro fondamenta; ma è probabile che il Vasari abbia
esteso il merito a lui per aver finito d’edificarle e di ornarle. Scriveva
Baldassar Castiglione alla marchesana di Mantova, il 16 giugno 1517,
« et or sì è fornita una loggia dipinta: e lavorata di stucchi all’antica:
opera di Raffaello, bella al possibile: e forse più che cosa che si vegga
hoggidì de moderni ». Alla morte di Raffaello, ad Antonio Marsili
in Venezia scriveva il Michiel, il cosidetto Anonimo morelliano,
«et perché il Palazzo del Pontefice questi giorni ha menazato ruina,
talmente che sua Santità se ne è ito a stare nelle stanze di monsignor
de Cibo, sono di quelli che dicono che non il peso delli portici sopra
posti è stato di questo cagione, ma per fare prodigio che il suo orna-
tore havea a mancare ». Le camere, ove dimorava il cardinale Ber-
nardo Bibbiena, erano nella loggia superiore, sopra quella di Raf-
faello.
A conferma di quanto riferisce il Michiel, Pandolfo Pico della
Mirandola così scriveva: « Della morte di Raffaello li cieli hanno vo-
luto mostrare uno de li signi che mostrarno ne la morte de Christo
quando lapides scissi sunt; così il palazzo del Papa si è aperto di
sorte chel minaza ruina, et Sua Santità per paura è fuggito dale
sue stantie et è andato a stare in quelle che feze papa Inno-
centio ».
Raffaello, intento nel 1517 al compimento delle logge, come
c’informa il Bembo in una lettera al Cardinal Bibbiena, aveva finito
pel 1519 di ornare la seconda con l’aiuto di Giulio Romano, del
Penni, di Giovanni da Udine, Perin del Vaga, Pellegrino da Modena,
Vincenzo da San Gimignano, Polidoro da Caravaggio, e altri pittori.