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LEONARDO DA VINCI
Leonardo da Vinci fu l’iniziatore dello stil nuovo nell’architet-
tura, lui che a Firenze aveva avuto negli occhi Santa Maria del
Fiore con le raccolte absidi (fig. 1), le chiare aperte forme del Bru-
nellesco, le masse in fuga tra ombra e luce dei viali a colonne in
Santo Spirito. Giunto a Milano, quasi a un tempo di Donato Bra-
mante, Leonardo, poi inscritto con questo maestro urbinate, come
con Dolcebuono, Giovanni Battagio da Lodi, Giovanni di Busto,
Andrea di Giannangelo, Antonio da Sesto, Giacomo Stramido o Stre-
mido e Benedetto Briosco, fra gli ingegnarii ducales, scrisse la sua
presentazione artistica al duca Ludovico il Moro, dopo aver par-
lato della sua arte d’ingegnere militare, di armaiolo e di stratega:
«In tempo di pace credo di soddisfare benissimo, al paragone di
ogni altro, in composizione di edifizî pubblici e privati, e in condurre
acque da un loco ad un altro ».
L’architettura a Milano aveva avuto le incerte forme del Fila-
rete, poi quelle fiorite di Michelozzo, e il Fiorentino sopraggiunto
poteva continuare i ritmi del Rinascimento, dar nuovi slanci alle
forme e più concisi effetti. Il Filarete aveva dedicato allo Sforza un
trattato d’architettura, nel quale si studiava la costruzione d’una
città; e Leonardo similmente pensò alla fondazione d’'tin’altra. La
idea, forse nata quando la capitale lombarda, dal 1484 al 1485, fu
invasa dalla pestilenza, venne espressa poi in disegni e schiarimenti
da Leonardo stesso, che scriveva a Ludovico il Moro: « dammi po-
tenza... trarrai in dieci città cinquemila case con trentamila abita-
zioni, e disgregherai tanta congregazione di popolo, che a similitu-
VENTURI, Storia dell’Arte Italiana, XI