732 TI. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
alla trasformazione dell’architetto, che, in Santa Maria presso San
Celso, passando dal chiostro alla chiesa, dalla vecchia alla nuova
impresa, ha il segno largo, sonoro. A Como, il Rodari s’attenne ai
disegni del Solari, ma egli tendeva a tutto impicciolire, a ridurre
alla quattrocentesca, benchè nelle larghe lesene, come nelle gran-
diose sagome delle basi loro, s’intravveda l’ampio respiro delle forme
solaresche.
Nel palazzo già dei Landriani, troviamo, come nel vestibolo di
Santa Maria presso San Celso, ricerca di colore mediante il contrasto
fra pietra bianca e terracotta scura, e qualche incertezza di propor-
zioni, nei resti della facciata del palazzo, tra la brevità delle lesene
(fig. 673) e la grande altezza della trabeazione che sovrasta il primo
piano, e quella dei finestroni (figg. 674-676). Anche nel cortile, nel
loggiato a colonne (figg. 677-679), come nelle arcate chiuse da lu-
nette, divise da pilastri (fig. 680) si posson notare, con l’antica sem-
plicità, le nuove forti agili forme. La vera da pozzo, cesì massiccia e
geometrica (fig. 681), con le facce ornate di rose, e col nitido piedi-
stallo sopra un tappeto policromo formato da una larga orlatura
bianca e da raggiere di mattoni paralleli, incastrati nella pietra, ci
fa conoscere la rarità e la purezza di stile dell’artista. Le rose orna-
mentali delle facce, appena disegnate, l’effetto dei mattoni nella base,
a strie, il disegno gaio delle piastrelle nel cortile, mostrano accanto
al cristallino architetto il vivido coloritore lombardo.