IX. — ARCHITETTI NELL'EMILIA, NELLE ROMAGNE E NELLE MARCHE 973
Camillo Morigia si assunse di completarla. In conchiusione: pare che
sia esistito un primitivo disegno per la chiesa di Porto, visto e col-
laudato da Giulio II, quando nel 1517 fu ospite del monastero por-
I) tuense; del progetto si è creduto autore, per affermazione di Serafino
Pasolini (1 1715), un Bernardino Tavella!, non altrimenti ricordato
ta nelle carte dell’Archivio portuense e nei registri del Battistero: ciò
che non toglie che egli sia realmente vissuto, trovandosi nella famiglia
Tavella un Bernardino decoratore, nato nel 1557.
Nelle altre città romagnole, come nelle marchigiane, l’architet-
tura ebbe scarso sviluppo sulla fine del Cinquecento. L'arte che,
nella prima metà del secolo, si svolse qua e là superba, par s'ar-
resti verso il limitare del Seicento e si concentri in Roma, da cui
il barocco prenderà imperio sulla nazione e sul mondo. Nei libri
precedenti sull’architettura, abbiamo veduto il suo fiorire nella prima
metà del Cinquecento a Roma e a Firenze, dalle quali città si dipar-
tono maest1i verso il resto d’Italia; poi, quando le virtù costruttive si
tacquero nell’Urbe, sopraggiunsero il Vignola e i Comacini con altri
del settentrione a dar nuova vita all’architettura. Intanto però, da
Venezia a Genova, lungo l’arco superiore della penisola, la romanità
si impostava solenne, fondamentale, con il Sansovino, il Palladio, il
Sanmicheli, l’Alessi, Pellegrino ‘Tibaldi. A congiungere l’arco del set-
tentrione con la media Italia, Emiliani, Romagnoli, Marchigiani
s’adoprarono, creando con quelli e coi maestri di ‘Toscana e di Roma
un’unità di forme italiane, orgogliose, possenti. Da Bologna, nodo
stradale dell’architettura, alla ferrea Ferrara, a Parma, a Reggio
d’Emilia, a Modena, ad Ancona, a Macerata, è tutto un converger di
forme ora verso la purificazione architettonica voluta dalla Controri-
forma, ora verso il rigoglio, la pompa, la sonorità del Barocco. Fra i
maestri, che si congiungono ai grandi dell’alta Italia, e a quelli di Fi-
1enze e di Roma, ve ne sono alcuni, come abbiamo veduto, naufraghi
nel mare della storia, eppur degni di tornare alla luce e alla fama.
1 Il Dott, Santi Muratori, a questo proposito gentilmente mi scrive: « è vero che il
Pasolini fu monaco di Porto, e compulsò l’archivio, ma è anche vero che nelle carte
portuensi quel Bernardino Tavella non figura nè punto nè poco, e neppure è da iden-
tificare con l’omonimo di cui ricorre il nome nei libri di Contabilità dell’Archivio co-
munale antico per pitture di stemmi, fregi, mascheroni, ecc., in occasione di feste e
cerimonie (BERNICOLI SILVIO, Arte e artisti in Ravenna, in Felix Ravenna, fasc. 8
[ottobre 1912], pp. 308-309).