Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 3)

174 III. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO 
frontispizio triangolare, divise da lesene, nel primo e nel secondo 
piano. Come nella villa a Ponte Casale, la trabeazione fra i due piani 
ha un fregio dentellato da semplificate metope, mentre sul portico 
la trabeazione è liscia; e, similmente, le lesene del primo piano son 
doriche, ioniche le seconde. Ma nonostante qualche simiglianza tra 
la ricca villa e le povere fabbriche nuove di Rialto, queste si perdono 
nella continua ripetizione di forme, tanto che le differenze cercate i 
dall’architetto quasi non si notano in quella meccanica uniformità. sO 
Ma circa quel tempo, il Sansovino presentò, il 21 gennaio 1554, n GIOR 
insieme col Sanmicheli, a gara con Andrea Palladio, il progetto per pEL PO 
la grande scalea del Palazzo Ducale, denominato poi, dal suo splen- 
dore, Scala d’Oro (fig. 146). Accettato il suo progetto, andò pron- 
tamente alla esecuzione, e, servendosi di aiuti, e di discepoli, fece 
della scala, prodigando a piene mani ogni ricchezza, un monumento 
di gloria. 
Jacopo Sansovino, il proto di San Marco e delle fabbriche ve- 
neziane, portò a Venezia la toscana nobiltà, resa solenne per il forte non 
chiaroscuro romano. Quando a Roma e a Firenze esordiva, pur con- test 
trastando a Michelangelo, ne sentì la forza suscitatrice di forme uni- nel s 
versali, e aggrandì le fiorite del maestro, che gli dette, creandolo tura 
quasi figlio della sua terra, il proprio soprannome di Sansovino. più 
Quella fioritura, unita a cinquecentesca grandezza, a rigoglio pla- sta] 
stico, a veneziano senso pittorico, egli espresse nella « Libreria », spe 
che il Palladio definì l’edificio più ricco dagli antichi in poi costruito. sù 
Così egli porta la romanità a Venezia; ma una romanità che, nell’aere 
veneto, si scalda e si colora. Col Sansovino la colonna prende, nelle A 
fabbriche, parte principale; s'’abbina con altra colonna, mentre tra n 
l’una e l’altra si stende corona di fiori e frutta, a gloria, a festa; fian- del 
cheggia arcate, che s’aprono, con vittorie nei pennacchi, con teste des 
leonine, o di deità, di filosofi, d’atleti, nelle chiavi degli archi. Così tu 
Jacopo Sansovino proclamò al mondo, celebrò nei marmi, il trionfo soli 
di Venezia. SC
	        
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