242 III. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
le arcate laterali a quella della porta mediana; si richiamano, trillano
di conserva. Tanto stretto collegamento del piano nobile con l’attico
e tanta corrispondenza con altre parti dell’edificio ci permettono di
supporre che gli architetti, i quali continuarono nel tempo il palazzo,
pur nelle loro alterazioni, ricordassero, richiamassero antichi disegni
proprii della sua origine. Dobbiamo tuttavia osservare che la brevità
del piano nobile rispetto al basamento era già stata corretta dal
Sanmicheli, tra quello e questo costruendo, sotto la bassa cornice
divisoria, il mezzanino, le cui aperture, corrispondenti ai parapetti
delle finestre del piano nobile, stabilivano con esse un rapporto, un
collegamento tale da toglierne la brevità, da tracciarne una base,
che così s’aggiunge al piano superiore.
1! basamento è rivestito di bugnato che si restringe verso la
linea di distinzione dal piano nobile; dal suolo s’aprono bocche, che
un concio trapezoidale adorna, andando a reggere il bancale del
parapetto alle aperture superiori, sulle quali altri conci trapezoidi
s’elevano, come sulle tre porte del centro, e da queste s'appuntano al
bancaletto delle finestre del mezzanino. Nel piano nobile si han linee
che vanno sotto l’architrave dei finestroni e forman specchio, inter-
rotte dai pilastri, laterali ad esso, e dagli altri compositi binati, che
s’innalzano tra finestra e finestra. Sopra la fascia girata ad arco in-
torno ad esse è la mensola di chiave, in sostegno di un’altra fascia
stesa, tangente alle finestrine rettangolari aperte sotto il cornicione;
ai lati di esse, un altro specchio s’addentra nella parete. Tutte queste
divisioni verticali e orizzontali mirano a rialzar l’effetto generale,
men vivo che non in Palazzo Pompei, maggiore nel cortile e negli
atrii al pianterreno (figg. 203-204). Ma le alterazioni subìte dal Pa-
lazzo Canossa rendono ogni definizione incerta.
Ed ecco, nel palazzo Bevilacqua (fig. 205), il Sanmicheli accen-
tuar la scenografia veronesiana, già iniziata nel palazzo Pompei.
Sembra ispirato dall’Arena, nella sua massività potente, che par
prenda respiro dallo staccarsi del labbro dei conci sui pilastri, come
dall’agilità delle sfingi reggenti i finestroni. A chiave degli archi di
porta e finestre, son busti d’imperatori romani (figg. 206-207); i da-
vanzali, adorni di greca, son retti da mensole a foggia leonina, im-
postate sopra larga base, quasi a regger un’eccelsa cattedra. Sopra la