Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 3)

2 II. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO 
1517 — Gli Imperiali jasciano Verona, che ritorna sotto la signoria di Ve- 
nezia. Il Falconetto, fautore dell’Imperatore, è costretto ad allonta- 
narsi dalla patria (TEMANZA). 
1521, I8 maggio — Una notizia dell'Archivio comunale di Cremona at- 
testa che l’artista si trovava in patria (T HIFME-BECKER). Circa questo 
anno, andò a Padova, dov’ebbe la protezione del Bembo e di Luigi 
Cornaro, autore de « La Vita sobria ». Quest’ultimo si fece suo mece- 
nate, e l’ospitò nella propria casa, dove, secondo il V asari, egli restò 
per ventun anno, « che tanto fu », scrive il biografo aretino, «il rima- 
nente della vita di Giovan Maria ». Ma neppur questa notizia è atten- 
dibile, se l’artista morì ai primi del 1535, come dice lo stesso Vasari, 
avrebbe dovuto stabilirsi a Padova nel 1514, mentre sappiamo già che 
fino al 1517 dimorò in Verona, e dopo — lo dice proprio il Vasari — andò 
a ‘Trento, e «vi si trattenne dipingendo alcune cose per certo tempo ». 
1524 — Gio. Maria Falconetto edifica per Alvise Cornaro la loggia nel 
cortile della casa del suo mecenate presso al Santo. : 
1528 — Erige la porta San Giovanni in Padova, recante quest’iscrizione: Ù 
JOAN. M._ FALCONETVS VERONENSIS ARCHITECTVS F. 
1530 — Costruisce la porta Savonarola: JOAN. MA. FALCONE TVS 
VERONENSIS ARCHITETVES (sic) FE. 
1532 — Sua è la porta dorica del Palazzo del Capitanio, che, secondo il 
‘Temanza, non è firmata dall’architetto, mentre il Brandolese vi lesse: 
JOAN. MA. FALCONETVS VERONENSIS ARCHITECTVS. 
1533, 28 gennaio — Nei libri d’archivio della chiesa del Santo, è ricor- 
dato con questa data un accordo con Giovan Maria Falconetto « per 
fare e coprire la cappella di Sant'Antonio a fare il volto di stucco da 
un capo all’altro e similmente per adornarle davanti in prospettiva 
secondo il disegno ». Questa notizia è ricordata dal ‘Temanza, che lesse 
erroneamente la data del 1553, e dovette quindi spostare considere- 
volmente la data di morte del Falconetto. 
1534 — Ha finito di decorar te vòlte della cappella maggiore del Santo 
a Padova. 
1535, 8 gennaio — Muore Giovan Maria Falconetto, lasciando due figli, 
Ottaviano e Provolo, abili nel lavorare di stucco, e il genero, Barto- 
lomeo Ridolfi, che, a detta del Palladio, fu insuperabile in quest’arte 
decorativa. La data di morte è spostata dal Temanza al 1560. Lo spo- 
stamento portò quest’autore ad attribuire al Falconetto la grande casa 
colonica a Campagna ILupia, presso Dolo, con un portico di diciassette
	        
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