Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 3)

I. — GIO. MARIA FALCONETTO E ALVISE CORNARO 5 
‘oVianmo cose che aveva imparato in pratica, veduti i disegni di Falconetto, 
‘Tantena e con quanto fondamento parlava di queste cose, e chiariva tutte le 
ma del difficoltà, che possono nascere nella varietà degli ordini dell’archi- 
SUASA tettura, s’innamorò di lui per sì fatta maniera, che, tiratoselo in casa, 
el gua- se lo tenne onoratamente ». Certo è che il Falconetto, tardi, e forse 
Vea gli esigliato a Padova, cominciò, sotto l’egida di Alvise Cornaro, a pen- 
cettura sare all’architettura. E dal 1521 al 1524 corre un nuovo periodo di 
titagle e preparazione a quest’arte. 
Segn Messer Alvise, secondo il Vasari, desiderò vedere le anticaglie 
1 tutt di Roma cel Falconetto, che gli mostrò minutamente ogni cosa. 
(zioni ‘Tornati a Padova, il pittore, col suo « disegno e modello », fece «Ia 
l'arte bellissima ed ornatissima loggia che è in casa Cornara vicino al Santo, 
tto; e per far poi il palazzo secondo il modello fatto da messer Luigi stesso ». 
lo che Dunque, a cinquantasei anni il Falconetto cominciò a lavorare d’ar- 
tria chitettura, stando in compagnia di Alvise Cornaro, che compose di 
gl'In- sua mano il modello del proprio palazzo. I due lavoravano di con- 
Le serva, e il pittore si sentiva rafforzato dagli studi del gentiluomo, 
ttà, se che andava ogni anno, come egli stesso narra, a visitare gli amici 
ser delle città vicine, a conversare « con architetti, pittori, scultori, mu- 
Veronese sici e agricoltori ». E diceva: veggio le opere loro, e sempre imparo 
tte il cose che mi è grato sapere. Vedo i palazzi, i giardini, le anticaglie, 
e, con queste, le piazze, le chiese, le fortezze, non lasciando addietro 
cosa onde si possa prendere piacere a imparare ». Il gentiluomo ve- 
| neziano Alvise Cornaro, scrive il Lovarini, suo moderno illustratore, 
ja (oetlti- « meriterebbe maggior fama per il grande ed utile amore che portò 
nel alle arti e soprattutto ail’architettura. Si dilettava, al dire del Serlio, 
gli di di tutte le arti nobili et virtù singolari; et massime dell’architettura. 
sede In questa, egli si acquistò, per vero dire, titoli imperituri di beneme- 
ei renza, che già i suoi contemporanei rilevarono sugli altri, come fece 
o 1lla Ortensio Laudo, che, velendolo lodare, premise alle altre lodi questa 
di gran fabbricatore. Egli si era fatto dell’architettura un culto ap- 
Ro passionato, ardente, fino a diventare amico e compagno e coopera. 
- - tore agli artisti che proteggeva. Studiava Vitruvio, Leon Battista 
i O Alberti e altri scrittori, visitava i monumenti antichi e moderni, ri- 
I trovava, secondo attesta il Palladio, due modi di scale, e componeva 
A intorno l’architettura un’opera che un suo parente, con lettera del 
il 27 gennaio 1554, insisteva perchè facesse conoscere, ma che non fu 
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