i III. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO n
mai conosciuta ». Forse il «trattato d'architettura » è quello che il
vegliardo scriveva « per soffazzo » a novantacinque anni, Si ritrova
in due edizioni, nell’Ambrosiana, e in esse la forma è molto succinta,
scarsa l’esemplificazione: nella prima, fra gli autori son citati Vi-
{ruvio e 1 Alberti, e sì ricorda 11 Pantheon di Roma; nella seconda si
ricordano il coro di San Giorgio Maggiore a Venezia e la cappella
dell’Arca in Sant'Antonio di Padova.
Nell’Ambrosiana è pure un codice (R. 124 sup.) contenente una
relazione critica con sue proprie proposte, per la fabbrica del duomo
di Padova, e vi si allude a un modello. L’umanista, accennando alla
cappella dell’Arca nel Santo di Padova, ove lavorò il Falconetto, e
alla fabbrica del duomo padovano, ove s’affaticò Andrea da Valle,
suo aiuto nella costruzione della villa di Luvigliano, ci dice come fosse
presente ai casi della vita edilizia padovana. E l’umanista stesso im-
presse particolarmente i suoi ricordi classici nell’Odéon Cornaro, in
quella palazzina con la eccezionale porta absidata, quale si vede
nella porta maggiore e in due minori, ad esempio, in un antico ri-
lievo del museo romano nelle Terme: l’archeologo guida l'architetto
della Rinascita. Più tardi, quando non era più il Falconetto, nella
porta d’accesso al palazzo Cornaro (ora Benvenuti d’Este), là dov'era
il teatro in cui recitava il Ruzzante, ricordò e richiamò l’arco di
Giano Quadrifronte in Roma. Dobbiamo pensare quindi che le archi-
tetture del Falconetto fossero il prodotto del binomio Falconetto-
Cornaro, e insomma che il cosidetto protettore dell’artista, altro
non fosse che il conduttore dell’opera, o almeno il compagno, il con-
sigliere, la guida di lui.
Invero messer Francesco Marcolini, editore del IV libro del
Serlio, scrive del Cornaro: «a lei sola si conviene il nome di esecu-
trice di vera architettura; e ne fan fede gli stupendi edifici, ordinati
dal sopra umano intelletto suo. È se un gentiluomo o altro privato
vuol sapere come si fabrica ne la città, venga a casa Cornara in Pa-
dova, dove vedrà come si deve fare, non pur una loggia superba, ma
il resto de l’altre suntuosissime et accomodate fabriche. Se vuol
ornare un giardino, tolga il modello dal suo..... Se vuol edificare in
villa vadi a vedere a Codovigo et a Campagna e ne gli altri luoghi.....
Chi vuol fare uno palazzo da principe, pur fuor de la terra, vada a
Luvignano ». Ora lo stampatore Marcolini attribuì tutto al nobile
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