32 III. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
Nei fianchi si sente 1l cupo silenzio della fortezza, nelle aperture
delle bombarde, nelle brevi feritoie, che fanno del gran dado all’in-
gresso della città padovana una possente difesa, affine, per tanti
particolari, alle porte erette poi, come da agguerrito dice, dal
Sanmicheli.
Cli elementi di queste porte si aggrandiscono in quella del Pa-
lazzo del Capitano (figg. 23-24) sotto la torre dell’Orologio, che si
trasforma in arco trionfale: si accostano le colonne, si appaiano sui
fianchi; sui mezzi pennacchi volano le Vittorie con gli elmi e le faci;
sotto il fregio si esalta il nome del doge Andrea Gritti, mentre fuor
dalle nicchie, ai lati dell’attico, sporgon gli eroi.
Per ultimo, il Falconetto favorò intorno all’altare del Santo a
Padova (fig. 25), nel cielo della cappella a lui dedicata, e, dopo aver
chiesto l’aiuto dell’elettissimo ornatore Giovanni da Udine, fece da
sè, con l’aiuto dei figli e del genero, con fantasia delicata e fervida,
con l'amore del colore veneto, ove l'Oriente manda fulgori. *
Si attribuisce al Falconetto la porta d’accesso alla villa Benve-
uuti ad Este (fig. 26), già appartenente ai Cornaro?, nella quale si ri-
corda l’arco di Giano Quadrifronte in Roma, ma invece delle tri-
plici nicchie che, in due ordini, si schiudono sulla facciata nell’au-
gusto modello, qui si segnano duplici, inquadrate in pilastrini co-
rinzi, assottigliate, adorne di catino a conchiglia: par che siano ap-
prestati gli spazi per raccogliervi statuette, reliquie; formate ali di
polittico, di qua e di 1à dal portone mediano su cui alian le Vittorie,
e sporge, nel mezzo dell’arco, la testa di Giove. Questa e le due Vit-
i Vasari attribuisce anche al Falconetto «il modello d’un superbissimo pa-
lazzo al signor Girolamo Savorgnano nel fortissimo suo castello di Osoppo nel Friuli,
che allora fu fondato tutto e tirato sopra terre; ma morto quel signore si rimase in
quel termine senza andar più oltre; ma se questa fabbrica si fusse finita sarebbe stata
meravigliosa ». Gli assegna anche «il disegno e il modello della chiesa di Santa Maria
delle Grazie de’ frati di San Domenico..... la quale opera, come si vede dal modello,
è tanto ben fatta e bella, che di tanta grandezza non si è veduta infino a ora una pari
in altro luogo ». Infine il Vasari gli aggiudica « due bellissimi disegni di sepoltura per
casa Cornaro, le quali dovevano farsi in Venezia in San Salvatore; l’una per la reina
di Cipro, di detta casa Cornaro, e l’altra per Marco Cornaro cardinale..... >. Non fu-
rono mal Messi in opera.
; 2 L’appartenenza della villa ad Alvise Cornaro è stata dimostrata con ogni sto-
rica sicurezza da E. Lovarini (cfr. Le ville edificate da Alvise Cornaro, cit).
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