Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 3)

po III. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO 
ovali. L'architetto ha tratta grandiosità dall’architettura romana, ma 
non dimentica le forme bolognesi derivate dall’uso della terracotta, 
e segna specchi al paitapetto delle finestre, le adorna di cimieri con 
palmette (fig. 648), e da per tutto traccia scanalature: sul dorsc 
delle mensole reggenti l’architrave delle finestre, nelle strisce che 
s’appoggiano al rettangolo del loro cimiero, nei capitelli ionici pen- 
Bologna: Il palazzo dell’Università. È tra le prime opere architettoniche di Pelle- 
grino, che lo edificò circa il 1550 per il suo protettore cardinal Poggi; passò 
poi ai Celesi, quindi al senato bolognese, e nel 1803 divenne sede dell’Università. 
Alcune parti interne sono di Domenico Tibaldi, il cortile è di Bartolomeo Tria- 
chini, e il fabbricato aggiunto per la biblioteca da Benedetto XIV è di Carlo Dotti. 
La cappella Poggi in San Giacomo Maggiore (11 VASARI attribuisce al Tibaldi 
solo la decorazione pittorica, ma è sua anche l’architettura). 
— 11] palazzo Marescalchi (MALAGUZZI VALERI). Sembra opera di Domenico Tibaldi. 
— Studi per la soluzione della facciata di San Petronio. Se ne ha notizia da una 
lettera del Tibaldi ai fabbricieri, in data 21 settembre 1582 (GATTI). 
Caprino: La chiesa di San Martino (A. Ricci). Forse è, fra i tanti luoghi chiamati 
Caprino, uno in quel di Bergamo. 
Caravaggio: Il Santuario della Madonna (MeERrRzARIO). Il disegno del Tibaldi subì am- 
pie modificazioni nel corso della fabbrica, compiuta solamente due secoli dopo. 
GUIDO VERGA nel suo libro «I monumenti architettonici di Crema e dei din 
torni », Crema, 1939, riproduce il prospetto, l’atrio del prospetto, l’interno, il viale 
d’accesso al Santuario. 
Civitanova (presso): Un tempietto ottagono detto » la Celeste », sulla via che conduce 
a Civitanova (A. Ricci). Ora non esiste più. 
Como: Palazzo Natta (illustrato dall’architetto Gio. Rocco: il palazzo Natta, Como, 
1933). 
— Ii Pliniano di Giovio (A. Ricci). La costruzione iniziata da Paolo Giovio per il 
suo museo fu portata a termine nel 1543. Questa data esclude l’attribuz. al Tibaldi. 
Fermo: La chiesa della Pietà. 
Genova: La chiesa e la casa della compagnia di Gesù, cioè la chiesa di Sant’Ambrogio 
e l’annesso convento. L’attribuzione è del MILIZIA, ma il Ricci la dice opera del 
Gesuita P. Valeriani. 
Giussano: Il disegno del palazzo nella villa dei Mazzenta nei dintorni di Magenta 
(A. Ricci). 
Gravedona: Il palazzo Pero inalzato per Tolomeo Gallio (A. Ricen. È ora palazzo 
Frova. 
Lodi: Ospedale Maggiore, Casa in via Vittorio Veneto. 
Macerata: Il palazzo Razzanti, poi Ciccolini (MALVASIA). 
— Il palazzo Floriani (MALVASIA). 
— La torre sulla piazza Maggiore. L’attribuzione è del MALVASIA, ma non è accet- 
tata da A. Rriccr, che l’attribuisce a Galasso Alghisi da Carpi. 
Milano: Lavori nel Duomo. Il Tibaldi fu architetto del Duomo dal 1567 alla fine 
del 1585; sembra che riprendesse la carica al suo ritorno in Milano, nel 1596, l’anno 
stesso della sua morte. Sotto la sua direzione furon fatti la parte inferiore della 
facciata, il pavimento, i due angioli del tabernacolo, gli stalli del coro, alcuni 
altari, la cripta e il Battistero. Un suo disegno per la facciata del Duomo è presso 
l’Amministrazione della fabbrica. 
La chiesa di San Fedele per la compagnia di Gesù. La prima pietra fu posta dal 
cardinale Borromeo il 3 giugno 1569; il Tibaldi ne diede il disegno e ne diresse 
i lavori fino alla sua partenza per la Spagna; venne poi continuata da Martino 
Bassi. Annesso a San Fedele è il sacello di S. Maria della Scala, su disegno del 
Tibaldi. 
- La porta dell’Arcivescovado e l’attigua canonica (A. Ricci). 
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