VIII. — PELLEGRINO TIBALDI, SUOI SEGUACI E CONTEMPORANEI SI
di tutta la ricchezza dagli architetti prodigata a Milano nei palazzi
superbi, nelle chiese solenni; e perciò egli sembra segnare il termine
al loro movimento verso la grandezza, l’opulenza, la sonorità degli
effetti. Era passato, traverso tanta festa d’arte, il monito della Con-
troriforma, il volere di San Carlo Bort1omeo, ad attutire il rumore
delle forme, a semplificaile, a placarle; ma, se per qualche momento
esse si provarono a purificarsi, a temperarsi, ricaddero ben piesto
nel decorativo sfarzo. Tra i maestri che con l’Alessi e il Tibaldi con-
corsero a dare alla Lombardia il suo aspetto grandioso, abbiamo ve-
duto il Seregni e il Meda, il Mangone e il Giunti, che venuto da Prato,
con le sobrie misure toscane, sentì ben presto l’ebbrezza del colore
lombardo.