Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 3)

VIII. — PELLEGRINO TIBALDI, SUOI SEGUACI E CONTEMPORANEI SI 
di tutta la ricchezza dagli architetti prodigata a Milano nei palazzi 
superbi, nelle chiese solenni; e perciò egli sembra segnare il termine 
al loro movimento verso la grandezza, l’opulenza, la sonorità degli 
effetti. Era passato, traverso tanta festa d’arte, il monito della Con- 
troriforma, il volere di San Carlo Bort1omeo, ad attutire il rumore 
delle forme, a semplificaile, a placarle; ma, se per qualche momento 
esse si provarono a purificarsi, a temperarsi, ricaddero ben piesto 
nel decorativo sfarzo. Tra i maestri che con l’Alessi e il Tibaldi con- 
corsero a dare alla Lombardia il suo aspetto grandioso, abbiamo ve- 
duto il Seregni e il Meda, il Mangone e il Giunti, che venuto da Prato, 
con le sobrie misure toscane, sentì ben presto l’ebbrezza del colore 
lombardo.
	        
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