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IMPERO DELLA FORMA SCULTORIA NEL CINQUECENTO
MICHELANGELO SCULTORE
Michelangelo giovinetto poco stette alla bottega di Domenico
Ghirlandaio, e passò ai giardini medicei, fucina d’arte agli scultori,
da Bertoldo diretta. Racconta Ascanio Condivi, fido discepolo di
Michelangelo, che questi, nel giardino a S. Marco, « considerando
un giorno la testa di un Fauno, in vista già vecchio, con lunga barba
e volto ridente, ancorché la bocca per l’antichità appena si vedesse,
o si cognoscesse quel che si fosse, e piacendogli oltre a modo, si pro-
pose di ritrarla in marmo. E facendo il Magnifico Lorenzo in quel
luogo allora lavorare i marmi, o vogliam dir conci, per ornar quella
nobilissima libreria, ch'egli e i suoi maggiori raccolta in tutto il mondo
aveano.... lavorando, dico, tai marmi, Michelangelo se ne fece dare
da quei maestri un pezzo, e accomodato da quei medesimi dei ferri,
con tanta attenzione e studio si pose a ritrarre il Fauno, che in pochi
giorni lo condusse a perfezione, di sua fantasia supplendo tutto quello,
che all’antico mancava, cioè la bocca aperta a guisa d’uom che rida:
giacché si vedea il cavo d’essa con tutti 1 denti. In questo mezzo
venendo il Magnifico per vedere a che termine fosse l’opera sua
trovò il fanciullo ch'era intorno a ripulir la testa; e accostatogli
alquanto, considerata primieramente - l’eccellenza dell’opera, ed
avuto riguardo all’età di lui, molto si meravigliò: ed avegnaché
lodasse l’opera, nondimeno motteggiando con lui, come un fanciullo,
disse: O tu che hai fatto questo Fauno vecchio e lasciatigli tutti
i denti, non sai tu che a vecchi di tale età, sempre ne manca qual-
cuno? Parve mille anni a Michelagnolo che il Magnifico si partisse
per correggere l’errore: e restato solo, cavò un dente al suo vecchio
di quei di sopra, trapanando la gengiva, come se ne fosse uscito colla
VENTURI Storia dell'Arte Taliana, X, 2