I3. — BARTOLOMEO AMMANNATI 431
veva al granduca Ferdinando, pregandolo che «non lasci più scolpire
o pingere cose ignude: et quelle, che o da me o da altri son state fatte
ina si cuoprano, o del tutto si tolgan, in modo che Dio ne resti servito ».
i to Troncata, da questi terrori, che si riflettono nelle retoriche lettere,
iltore fu la vita artistica dell’Ammannati. Sorta da un raffinato istinto
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Fig. 356 — Pisa, Camposanto. Ammannati: tomba a Giovanni Boncompagni.
(Fototeca italiana, Firenze).
d’eleganza, la sua arte fu soffocata, spenta, dalle ceneri della contro-
riforma. Anche tentando il colossale, il grandioso, con l’Ercole di
Padova e con il Nettuno della fonte, l’Ammannati aveva compiuto
opere men che mediocri, insopportabili, quasi; peggio fu quando
volle fare del dogmatismo religioso in arte, tarpando le ali alla sua
bella fantasia. « E so bene », continua nel suo squarcio oratorio di-
retto agli Accademici, «che molti di voi sanno, che non è minor dif-
ficoltà, né minor arte punto, il saper fare un bel panno dintorno ad