28. — JACOPO SANSOVINO EAZI
animati di macchiette, di rocce, di nuvole, con un ritmo di luce sempre
più vibrante e rapido quanto più la visione s’approfonda, si smar-
risce in distanza. Finchè la violenza del dramma pittorico di Jacopo
Sansovino raggiunge il suo culmine nella figura dell’Evangelista
San Marco disfatta da luce.
Solo nei rilievi e nelle statue bronzee degli Evangelisti, Jacopo
Tatti sembrò lasciarsi trascinare dall’impeto drammatico della Ve-
nezia di Tiziano e del Tintoretto. Più che nel luministico sfavillìo della
Resurrezione al Bargello, nella dolce calma sorridente delle sue Ma-
donne, nella vellutata bellezza delle divinità della loggetta, nel mesto
atteggiamento della Pace, egli imprime la nota della sua personalità
incline a grazia, a dolcezza, a un fresco delicato lirismo, ai ritmi
sereni degli edifici sansovineschi (figg. 560-561), che, fra i gotici
palazzi del Canal grande e accanto al fulgor bizantino di San Marco,
celebrano la festa del Rinascimento.
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