392 II. — RIFLESSI MICHELANGIOLESCHI NELLA SCULTURA
prete dell’idea vasariana, è soprattutto riconoscibile nel nucleo
centrale del ninfeo: le cariatidi femminili convengono al suo stile,
tanto per la spontanea fusione tra principio architettonico e ornamen-
tale, quanto per l'estrema delicatezza di questo e la sua pittorica
sensibilità. 1
Nella minore fonte del Casino di Giulio III (fig. 329), lo sce-
nografo del Ninfeo di Villa Giulia compose, sopra la semplice vasca
animata da stacchi forti d’ombra e luce, un festoso cartoccio-trofeo,
con maschere, delfini, festoni di frutta, bandiere, scudi a curve guiz-
zanti, come gran nodo sul cui vertice posi il prezioso triregno. Il
michelangiolista affonda grotte d'ombra nelle orbite del mascherone,
nelle mostruose orecchie a conchiglia, nelle onde della capigliatura
sulla fronte; ma tanta è la mobilità delle superfici, la libertà del movi-
mento pittorico, che l’effetto risultante è ancora, come nel ninfeo,
effetto di colore, decorativo capriccio. Dalla bocca del mascherone
si diparton due festoni; i delfini, che sbucan da essa guizzando verso
la vasca, ne sembran le braccia spalancate; lo scudo, col vertice
come schiacciato dal triregno, appunta l’ansa delle gonfie volute
1 Le due rampe discendenti e la soluzione dei tre vani nella parete sottostante
al portico richiamano invece più vivamente l’opera del Vignola nel palazzo di Ca-
prarola. Il DELLA SETA, nella Guida del Museo (1918), pur affermando che « è impos-
sibile restituire con precisione a ciascuno degli artisti ciò che ad essi spetta nell’opera »,
accoglie integralmente l’affermazione del VASARI nella Vita di Taddeo Zucchero
(ed. Milanesi, p. 81)....: «Dopo avendo il Vasari fatto sotto il palazzo nuovo, prima di
tutti gli altri, il disegno del cortile e della fonte, che poi fu seguitata dal Vignola, e
dall’Ammannato ».
Anche nel VII volume delle opere di GiorGIo VAsaRrI, ed. Milanesi, a pag. 694
si trovano riferimenti al Ninfeo: «... imperocchè, bisognandomi essere continuamente
alla voglia di quel pontefice (Giulio III), era sempre in moto, Ovvero occupato in far
disegni d’architettura, e massimamente essendo io stato il primo che disegnasse e
facesse tutta l’invenzione della vigna Julia, che egli fece fare con spesa incredibile;
la quale, se bene poi fu da altri eseguita, io fui nondimeno quegli che misi sempre in
disegno i capricci del papa che poi si diedero a rivedere e correggere a Michelagnolo:
e Jacopo Barozzi da Vignola finì con molti suoi disegni le stanze, sale ed altri molti
ornamenti di quel luogo; ma la fonte bassa fu d'ordine mio e dell’Ammannato che poi
si restò e fece la loggia che è sopra la fonte ».
In una lettera dell’Ammannati a un Messer Marco, tratta dall’Archivio di Pesaro
(codice oliveriano 374, p. 91), pubblicata nel Giornale Arcadico di scienze, lettere ed
arti, 1819; vol. IV, p. 387, l’autore, nel descrivere minutamente la villa, non parla
mai in modo esplicito della propria parte di lavoro, sempre usando un indeterminato
plurale. A proposito delle cariatidi esterne del portico antistante al ninfeo, così si
esprime: « per non aver pietre simili a quelle di sotto sì longhe, e per la loro rarità, e
volendo far colonne, ci siamo accomodati per sostegno al dritto d’ogni colonna di
terminoni avvolti in panni, con le teste simili ai prigioni che già scolpivano gli antichi.
Quali sono d’un misto verdone con alcune macchie simili agli abiti turcheschi. E sono
posti per reggere il cornicione di sopra: e ne i vani fra l’uno e l’altro vi sono cinque
quadri, ecc.