300 DE GLI SCRITTORI VERONESI
DD un zio di efio Bandello, che fu da Ni-
caftro in Calabria, affai ragiona Leandro
Alberti negli Uomini Illuftri Domenicani.
E notabile ciò ch'io trovo nell: Elogio di
Giulio fcritto dal Pola; cioè ch’ egli pren-
dea piacere in Agen di ragionare col noftro
Ceruti; il quale fi fava in Corte del Vel
covo Fregofo, nel materno linguaggio Ve-
ronefe più popolare; il che raccontò lo ftef.
fo Ceruti al Pola, ch'era fuo zio. Awdivi
equidem de Federico Ceruto, cui cum Sca-
ligero non levis familiavitas Aseni intercef-
ft, illum fepifime prifcum et inconditumVe-
ronenfis populi fermonem animi et patrie er-
go aucupari confueviffe.
Non fi può affatto prefcindere dalla pre-
tefa difcendenza di quefto valentuomo ;
dalle novelle, che fin oggi giorno per tal
conto di fogni empion le carte. Se Giufeppe
fuo figliuolo fi foffe contentato, come il
padre fuo, di afferirfi difèefo dalla famiglia
Scaligera, d’ antica e nobil cittadinanza in
Verona, e che di quefta, e di molt> altre
Città per afflai tempo ebbe dominio, non
farebbe da prenderfene cura alcuna; ma
egli in due libri, uno con nome d’ Epifto.
la de fplendore gentis fue, 1 altro di Confu-
tatio Fabule Burdonum, tanti pazzi rac-
conti pofe infieme, e fingendo guerre, che
non furon mai, inventando fatti, che ripu-
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