Ligro Quarto. 367
e in primo luogo da credere, che tal detto fia
ST dello Scaligero, perpetuo celebratore del
it Panvinio in ogni occafione. Ridicola cofa
MR è in fecondo, voler finta da lui un’ Ifcrizio-
ISO ne, ch’ era già regiftrata dal Feliciano, e
dal Marcanova nelle lor raccolte ben cent?
PENA anni avanti; che fi ftampò dal Mazochio
9% dieci anni prima, che il Panvinio nafcefle, e
è purf da Bartolomeo Marliano altresì nel 15 34, €
n da Lucio Fauno . Indegniffima per fine è la
pi taccia d’averne anche il Panvinio finte molt
<A eco altre, mentre Letterato non fu mai più di
tuta, lui fincero, e niun fi trova, che in tanto
numero di Lapide sì poche n° abbia di fal-
SA, fe; e quelle poche trionfavano allora in tut-
nl ti i libri, come trionfano ancora, e trion-
feranno finchè un’ Arte Critica Lapidaria
22 Koma non le conquida, e fi vedeano fcolpite in
tetto; pietra. Non è però il più lodevol luogo del
nomina: Fabretti, dov’egli alla fudetta calunnia par co. Trai.
i vedenel che fofcriva per ‘occafion d’altra lapida, ch° p 237.
Li io poffo far vedere in un Manufcritto ante-
impa. dello rior d’ affai al Panvinio , come non è per
doppia ragione il più plaufibile quello d’al-
tar quan tro grand’uomo, che d’aver finti certi Con-
orrigenda foli foftituiti glioppofe .Di qualcuna ancora
[{erizione, ei ben conobbe il vero fonte, e lo indicò,
Panvinio, come a cagion d’ efempio della Gruteriana
se ife: 347. 4. ove le parole foprapofte fon prefe
Non) mai da lui ne’ Fafti, benchè fenza nominarlo. psg. 249»
Così