Lisro Quarto. 385
ni fopra Petrarca, e Dante recitate in cat-
tedra nell’ Accademia, e alcuni Drami per
la Compagnia de» Filarnonici , tra’ quali
applaufo fingolare riportò il Tirrezo Favo-
la Paftorale, che diede in luce. Lafciò an-
cora un Dialogo de Fato, diretto a Vitto-
rio Algaroto, che non fu permeflo di pu-
blicare, come fi legge nell’ Elogio di quett’
Autore fcritto:dal Pola.
Fratello di lui fu Giovanni Pona, Spe-
ziale al Pomo d’oro, infigne nella fua pro-
feffione, e nella facoltà erbaria. Come
Semplicifta di primo grido fu lodato dal
Clufio , dal Pinelli, e da molt’ altri. De-
fcriffle dottamente il Monzebaldo in opera
nobilmente impreffa, e ben degna d’ effer
più nota, e più ricercata che nonè. Fu
riftampata in Bafilea nel 2608, e in Vene-
zia 1617. Vi trattò di moltiffimi (emplici,
sì del detto monte, come del tratto dalla
Città ad effo, e come profeffa nel frontif.
pizio, vi figurò e defcrifle molte rare piante
degli antichi da moderni non conofciute. Scrif.
fe ancora del vero balfamo degli Antichi. Vex.
1623. e un’ Apologia Latina. Nel Montebal.
do parla molte volte d’ Onorio Belli, che
rare piante gli mandava di Candia. Gli fu
folennemente approvato dal noftro Colle-
gio il fuo Opobalfamo, e la fua Triaca.
A coftui fi attribuifcono ancora annotazio-
B b Ri in