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Le macchine magnetoelettriche.
nel circuito una corrente; ma queste correnti si succederanno in
direzione alternativamente contraria: si avrà cioè una serie di
‘correnti alternate.
35. In molte applicazioni dell’elettricità posson servire be-
nissimo anche delle successioni rapide di correnti alternate, e
per raccogliere quelle che si hanno dalle macchine a tipo Clarke,
basta riunire uno dei capi del filo che forma le spirali dell’ in-
dotto all’albero metallico dell'organo mobile e l’altro capo ad
un anello metallico montato sul medesimo albero, ma da esso
isolato con l’interposizione di sostanza coibente. Due molle me-
talliche, o due strofinatori formati dalla riunione di molti fili
d’ottone, che si appoggiano uno sull’albero e l’altro sull’anello
anzidetto, servono a far comunicare i due capi dell’ indotto con
due appositi serrafili, mediante i quali le correnti della macchina
si posson guidare in qualunque circuito esterno.
36. In molte altre applicazioni occorre invece che nel circuito
esterno la corrente passi continuamente nella stessa direzione,
e perciò si è dovuto pensare al raddrizzamento delle correnti
fornite dalla' macchina. Ciò si ottiene mediante il commutatore,
che può avere diverse forme. Nelle macchine più comuni del
tipo Clarke esso consiste in un cilindro di legno o di ebanite,
montato sull’asse del pezzo mobile, cioè dell’indotto nella mac-
china Clarke e dell’induttore nella Pixii. La superficie del ci-
lindro è rivestita quasi totalmente da due segmenti metallici che,
separati fra loro, non lasciano scoperte sulla superficie isolante
altro che due strette liste diametralmente opposte. Questi due
mezzi cilindri metallici son posti rispettivamente in comunica-
zione con ciascun capo del filo formante l’indotto. Due strofi-
natori d,c son piegati in modo da non poter toccare, appog-
giandosi sull’albero, che una sola laminetta alla volta, e le due
fenditure che separano tali laminette sono in tal posizione che
il circuito rimanga interrotto quando nell’ indotto la corrente
muta direzione (34). Per tal modo si comprende che i due capi
dell’indotto scambiano ad ogni mezzo giro le loro comunicazioni
cogli strofinatori b, c, e quindi nel circuito esterno, che appunto
A. STEFANINI, Le macchine magnetoelettriche e dinamoelettriche. 3