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Yarrauk, richiamò la mia attenzione per la sua vivace tinta
rosea, profondamente diversa dalle tinte dei paesi vicini.
Rosso-aranciata era la sottoposta Terra di Libia, bianco-
bluastra Eliade. Così il disco del pianeta appariva dotato
dei riflessi cromatici di un gioiello. Ma il fenomeno durò
poche sere. Nel febbraio la latitudine del centro essendo
appena variata di un grado, il riflesso roseo della terra
triangolare era scomparso, per cedere il posto ad una tinta
leggermente bruna, e fra i paesi che fan corona ad Eliade
ogni differenza di colore sembrava estinta.
101. Il colore di Eliade si era nel 1894 mostrato varia
bile, e da intensamente roseo, quale fu in ottobre di quel
l’anno, crasi fatto bianco d’argento nel gennaio 1895. Nel
1896-97 il roseo più non riapparve, e cambiamenti di tinte
non intervennero in Eliade, oltre quelli regolati dal corto
periodo della rotazione. Entrando Eliade in disco, od uscen
done, apparve bianco-argentea, come le regioni molto mon
tuose della Luna allorché attraversano il terminatore. Ma,
culminando, il suo colore fu un bianco misto di bleu, para
gonabile a quello delle scalfitture fatte di fresco nel piombo.
L’opposizione del 1896 non sembrò favorevole allo studio
delle due linee in croce, scoperte entro Eliade da Schiapa-
relli. La mattina del 15 settembre, allontanatosi l’asse del
l’ovale bianco di circa 30 gradi a sinistra del meridiano cen
trale, ravvisai qualche traccia delPAlfeo. Il 28 settembre
parve ci fosse anche il Peneo. Ma in nessun’altra occasione
ebbe più il Diario ad occuparsi di queste linee, le quali
anche nel 1894 erano state oltremodo difficili.
Se nel planisferi ho tracciato Eliade per metà, non vuol
dire che il suo confine australe io non l’abbia visto. Lo vidi,
anzi, assai bene, in parecchi giorni del luglio e dell’agosto 1896,
cioè sino a tanto che la latitudine del centro non fu scesa
sotto i 10 gradi australi. Ma la stima delle latitudini, posta
a base della carta, cominciò appena in settembre, allorché
l’abbassamento del polo sud era già tanto progredito da non
lasciar più separare l’estremità di Eliade dal lembo del disco.
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