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che codesto termine fosse una pura demarcazione ottica, ori
ginata dal cessar di un colore e cominciarne un altro, e mi
ricordai d’un parere espresso molti anni fa dal signor Green,
« che i canali di Marte non siano altro che lembi di leggiere
macchie» (’). Ma l’impressione più costante fu che l’Eume-
nide-Orco fosse una linea a sè, indipendente da tutto il resto,
come gli altri canali, e soggetta a variazioni. Nel dicembre,
infatti, mi parve che il suo estremo destro fosse un po’ gon
fiato, e se ne delineassero i lembi così da somigliare a due
strettissime parallele. Era una geminazione dell’Orco, sen
sibile specialmente durante la culminazione del Trivio. La
sera del 17 gennaio parve che tutta la lunghissima striscia,
bisettrice del disco, offrisse lo stesso spettacolo dell’Orco,
mostrandosi nei bordi più carica che nella linea mediana.
Ciò nell’aspetto co = 150. Un mese dopo, la possibilità di
studiare con profitto la nostra linea non era finita, e le ultime
osservazioni che trascrivo dal Diario, sono forse le più inte
ressanti.
Febbraio 24. co = 150°. Il diametro di Marte è ridotto a 8".8.
Malgrado ciò, PEumenide-Orco è più evidente che mai; forse più
grosso che nei giorni dell’opposizione. Linea retta perfettissima,
di tono non uniforme. Sembra qua e là sparsa di noduli om
brosi. Un nodulo è certamente nel punto d’incontro dell’Orco
col Titano. Sotto l’Eumenide s’intravvedono qua e là fasci di
canali, irradianti da punti rotondeggianti e sfumati. Impossibile
fissare questi punti con qualche precisione nel disegno, co = 170°.
L’Orco è certamente doppio: nell’emisfero boreale seguitano ad
intravvedersi assai confusamente, e solo ad intervalli, numerosi
nuclei d’ombra.
Febbraio 25. co — 150°. Culmina il Nodus Gordii, affatto in
visibile. In vece sua si vede la macchietta oscura che segna
rincontro dell’Orco col Titano: altri noduli sono sparsi qua e là,
lungo e sotto l’Eumenide. L’Orco pare più grosso dell’Eumenide.
Febbraio 26. co = 150°. Anche l’Eumenide è a bordi carichi
e figura come due parallele vicinissime, poco più sottili di quelle (*)
(*) Flammarion, Mars, pag. 310, 364.
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