Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

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LE SFERE OMOCEXTRICHE 
giustamente osserva, che anche per riguardo alla Luna è ne 
cessario conservare le restituenti (superiori ad essa), se non 
vogliamo che la velocità dei moti superiori, aggiunta a quella 
delle deferenti lunari, faccia correre la Luna con velocità 
diversa da quella delle stelle iìsse verso occidente ( 1 ). Ed 
alloi’a, dato questo, che la Luna sola sia priva di sfere resti 
tuenti, il numero 47 non si può raggiungere: ciò che imbarazzò 
molto Alessandro e Porfirio nei loro Commenti sul XII della 
Metafisica. Sosigene nota esser meglio ammettere, che sia corso 
un errore nella scrittura del numero, che creare questa settima 
e questa ottava delle sfere (necessarie a dedursi dal numero 55 
per ottenere il numero aristotelico 47); perchè in nessun modo 
si arriva a far concordare il numero col discorso, e il numero 
totale non risulta mai di 47, come Aristotele dice. 
18. Aggiunge poi questo Sosigene, esser chiaro dalle cose 
dette, che in diverso senso queste sfere furono da Aristotele chia 
mate dveÀittovaui (revolventi), e da Teofrasto dyuvtoupépowui 
(contraferenti). Esse sono infatti l’uno e l’altro: rivolgono in 
contrario senso i movimenti delle sfere superiori, e riportano 
a ritroso i poli delle sfere inferiori ad esse, distruggendo l’ef 
fetto di quelli, e riportando questi nella positura conveniente. 
È necessario infatti, che i movimenti superiori non si propa 
ghino a tutte le sfere inferiori, e che i poli delle sfere inferiori 
coincidano lungo il medesimo cateto coi poli delle sfere omo 
loghe (degli altri pianeti) affinchè, com’egli dice, siano riportate 
costantemente alla medesima posizione le prime sfere degli 
astri inferiormente collocati, e con queste evidentemente anche 
le altre sfere susseguenti (dei medesimi astri). Così soltanto, 
dice, si ottiene che il movimento delle stelle fisse produca tutti 
gli altri. E tanto basti di ciò. 
14. E tale è il sistema delle sfere revolventi (f| 5iù twv 
dveÀiTtowcov acpuipojtoiia), il quale non è sufficiente a salvare 
le apparenze; di che anche lo accusa Sosigene, dicendo: Non 
valgono le ipotesi dei seguaci d’ Eudosso a salvare i fenomeni, 
non solo quelli scoperti dai recenti, ma anche quelli conosciuti 
prima, e da loro medesimi tenuti per veri. E che sarà a dire 
di quegli altri, di alcuni dei quali non potendo dare Eudosso 
la spiegazione, tentò di darla Callippo Ciziceno, se è vero che 
(') Espressione alquanto inesatta, della quale però il senso preciso è 
evidente.
	        
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