PRESSO I GRECI
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furono abbandonate dagli stessi Peripatetici, i quali da prin
cipio le avevano con tanto favore adottate. Dalla difficoltà
concernente il moto e lo splendore di Venere, ebbe origine,
come già si è accennato, l’ipotesi di Eraclide Pontico sul moto
eliocentrico dei pianeti inferiori; dalle difficoltà concernenti il
moto e lo splendore di Marte ebbero origine analoghe indagini
per i pianeti superiori. Le grandi variazioni dello splendore
R'
apparente di quel pianeta, già bene note agli osservatori di
quel tempo, erano da loro interpretate come indizio sicuro di
corrispondenti variazioni nella distanza del pianeta dalla Terra;
ed in questo senso erano considerate come un argomento capi
tale contro l’ipotesi omocentrica, secondo che narrava EudemoQ).
6. A chi segue con qualche continuità le apparenze di Marte
per un certo numero d’ anni, tosto risulta evidente che le epo
che del massimo splendore coincidono con quelle delle oppo
sizioni, corrispondono cioè sempre a quei tempi, in cui esso
(>) Quando Marte arriva al massimo splendore, brilTa più che tutte le
stelle di prima grandezza. Quando s’immerge nel crepuscolo vespertino,
od emerge dal crepuscolo mattutino, appare come una stella di 3 a a 4 a
grandezza. 11 rapporto della massima alla minima luce nelle opposizioni
e nelle congiunzioni medie è di 24:1. Ma nelle così dette grandi opposi
zioni Marte tanto si accosta alla Terra, da superare anche lo splendore di
Giove; allora è, dopo Venere, la più fulgida stella del cielo.