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ORIGINE DEE SISTEMA PLANETARIO ELIOCENTRICO
eecentri mobili è data sotto condizioni restrittive, le quali (come
già sopra notammo § 11) indicano manifestamente l’origine di
essa dal sistema ticonico. Pertanto quest’ ultimo ebbe origine
presso i Greci entro l’intervallo di un secolo circa, compreso
fra Eraclide Pontico ed Apollonio di Perga (340-220).
18. Anche facilmente si vedrà, per qual motivo Apollonio
dichiari essere impossibile rappresentare colla teoria degli
eecentri mobili il «noto dei due pianeti inferiori; infatti per
ciò fare, bisogna supporre che il circolo descritto dal centro
dell’eccentrico sia maggiore dell’eccentrico stesso. Ora questo
richiede che la Terra resti fuori dell’eccentrico; in altri ter
mini, non siamo più nell’ipotesi dell’eccentrico, ma in quella
dell’ epiciclo.
19. Importante da ultimo è osservare, che da tutte que
ste considerazioni è esclusa affatto 1’ ineguaglianza zodiacale
(£co8iaxT| (xvaqiuÀiu) dei pianeti, della quale sembra che Ipparco
fosse il primo ad avere un’idea alquanto distinta. Tale inegua
glianza ora noi sappiamo derivare dall’eccentricità delle ellissi
kepleriane, e nelle teorie tolemaiche ò rappresentata da un
accentro fisso; il quale è cosa ben diversa, ed ha funzioni ben
differenti da quello dell’eccentro mobile finora considerato.
Quando dunque negli scrittori antichi d’astronomia si parla di
spiegare l’ineguaglianza solare dei pianeti (jtupù tòv qXiov
«vrogodia) per mezzo di eecentri, teniamo per norma, non do
versi pensare agli eecentri fissi dell’ipotesi tolemaiche, ma ad
eecentri mobili, il cui centro gira intorno alla Terra nello
spazio di un anno. Un eccentro fisso non può in alcun modo
rappresentare l’anomalia solare dei pianeti, e non può dare
alcun conto delle stazioni e delle retrogradazioni.
20. Ipparco. — Un secondo accenno agli eecentri mobili
si trova nell'Almagesto, lib. IX, c. 2; dove Tolomeo, esponendo
alcuni cenni storici sulle teorie planetarie, e le opinioni d’Ip-
parco sulle medesime, dice quanto segue: ... « Noi vediamo
« che Ipparco non ha intrapreso di abbozzare la teoria dei
« cinque pianeti, e che solamente ha messo in ordine più co-
« modo le osservazioni; e per mezzo di queste ha dimostrato
« che i fenomeni non corrispondevano alle ipotesi dei mate-
« matici d’allora. Non solo infatti ei pensava fosse necessario
« di spiegare come ciascuno dei pianeti faccia due specie di
« anomalia; ma ancora come le retrogradazioni di ciascuno
« siano variabili di grandezza; mentre gli altri matematici non