Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

PRESSO I GRECI 
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della principale anomalia dei movimenti planetari. Perché poi 
Eraclide 1’ abbia considerata soltanto come plausibile e non 
abbia volato adottarla definitivamente, a noi non è più possi 
bile di sapere, in tanta povertà di notizie su tutto quello che 
lo riguarda. Una questione tuttavia non sarà inutile esaminare 
alla luce delle nuove nozioni acquistate. Eraclide poneva il 
Sole nel centro dei movimenti di Mercurio e di Venere; aveva 
egli esteso o no tale teoria ai pianeti superiori? 
Di tal questione si è occupato F. Hultsch in una sua re 
cente memoria sulle idee astronomiche di Eraclide Politico i 1 ), 
e 1’ ha risoluta negativamente, esprimendo 1’ opinione che per 
Eraclide centro del moto dei pianeti superiori fosse ancora, 
come per Platone, la Terra. Egli appoggia tale opinione dicendo, 
che in quel tempo già per Marte (a non parlare di Giove e 
di Saturno) do vea esser molto difficile agli astronomi greci 
l’avvedersi che la sua circolazione si fa, non intorno alla Terra, 
ma intorno al Sole. Ma su questo punto abbiamo la positiva 
attestazione di Eudemo, trasmessaci da Simplicio ( 2 ), da cui 
appare, che appunto le grandi variazioni della distanza di 
Marte dalla Terra, dedotte dalle variazioni del suo splendore 
apparente, costituivano già in quel tempo un argomento ripu 
tato invincibile contro il sistema delle sfere omocentriche. 
49. Del resto, non solamente le variazioni delle distanze 
dei pianeti si trattava di spiegare; c’era anche l’anomalia 
principale, f| Jtepi ròv pÀiov avoip.cxA.iu, di cui Eraclide Pontico 
ben conosceva 1’ esistenza e sapeva potersi render conto colla 
costruzione che oggi si chiama sistema di Copernico. Ora a 
questa cognizione non si potè arrivare in quel tempo se non 
passando per 1’ altra costruzione, che oggi chiamiamo sistema 
di Ticone ; dove il Sole, pur aggirandosi intorno alla Terra, 
è tuttavia centro di tutte e cinque le orbite dei minori pianeti. 
Eraclide pertanto non poteva ignorare che anche quest’ altra 
costruzione bastava a spiegare la Jtepì tòv ijA.iov dvcopuUa. Non 
pare credibile, che essendo in possesso di questa nozione, ne 
respingesse volontariamente l’applicazione ai pianeti superiori, 
limitandosi a riconoscerla per i due inferiori; e si contentasse, 
per i superiori, dello schema informe di Platone. Io credo anzi 
(M F. Hultsch, Das astronomische System des Herakleides von Pon- 
tos, Neue Jahrbücher für Philologie, etc., 1896, Parte I, p. 306. 
( 2 ) Vedi Sfere omocentriche d’ Eudosso, Appendice II, § 14.
	        
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