Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

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ORIGINE DEE SISTEMA PLANETARIO ELIOCENTRICO 
comune delle orbite dei cinque pianeti minori nel Sole, la Terra 
rimanendo centro dell’ universo, della rivoluzione mensile della 
Luna, e della rivoluzione annua del Sole stesso; e si arrivò 
allo schema oggi detto di Ticone. Eraclide Pontico vi aggiunse 
di proprio la rotazione della Terra intorno al suo asse. 
Y. - Da questa fase delle deduzioni era ovvio arrivare 
all’idea copernicana, attribuendo la quiete al Sole ed ai centri 
delle orbite planetarie, e la circolazione annua alla Terra. Tale 
passo definitivo si compiè ancora durante la vita di Eraclide 
Pontico, il quale ce ne ha conservato memoria; e forse fu com 
piuto da Eraclide stesso. — Ma per ragioni che ora non siamo 
più in grado di apprezzare, Eraclide non adottò questo modo 
di vedere; e lo considerò soltanto come un’ipotesi teoretica, 
capace di dare una spiegazione sufficiente delle anomalie pla 
netarie, ed equivalente a quella, che si poteva dedurre dalla 
sua ipotesi propria. 
YI. - Ad Aristarco di Samo si deve il vanto, non solo 
di aver riconosciuto 1’ eccellenza del concetto copernicano, ma 
ancora di averlo adottato come ipotesi sua propria; e di averne 
pubblicata la spiegazione e le dimostrazioni in iscritti espres 
samente consacrati a questo argomento. Aneli’ egli, come Era 
clide, ha dovuto esser condotto al sistema eliocentrico del 
mondo dalla necessità di porre nel centro delle orbite celesti, 
non già punti ideali e vuoti d’ ogni entità fisica (come si fece 
più tardi), ma i corpi allora considerati come i più importanti 
dell’universo, quali la Terra (centro alla rivoluzione della 
Luna), ed il Sole (centro alla rivoluzione della Terra e dei 
cinque pianeti). Le orbite da lui adottate erano tutte circoli 
concentrici al Sole, punto centrale dell’universo ; ad eccezione 
di un solo epiciclo, descritto dalla Luna intorno alla Terra e 
eon essa aggirantesi di moto annuo intorno al Sole. 
YII. - La difficoltà di far prevalere nell’ opinione uni 
versale la mobilità della Terra contro i dogmi ritenuti per 
indiscutibili dai Platonici, dai Peripatetici, e poco dopo .anche 
dagli Stoici, non permise che le idee di Eraclide e di Aristarco 
portassero i loro frutti. Quando i matematici finirono per con 
vincersi, che le ipotesi d’Eudosso e di Callippo erano insuffi 
cienti a salvare i fenomeni, si diedero ad escogitare nuove 
ipotesi, (die non contradicessero ai placiti delle scuole domi 
nanti. A tale scopo essi abbandonarono il principio, tenuto 
fermo fin allora, che ogni circolazione di un astro dovesse
	        
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