Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

CONSIDER AZIOXI 
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di Giorgio da Trebisonda fatta nella metà del secolo XV sopra 
un codice vaticano di fresco apportato dall’ Oriente, alle sei 
stelle qui sopra designate. Sirio non eccettuato, è applicato il 
nome di subrufa quale equivalente di UJtóxippo'g ( 1 ). Il consenso 
di tutti questi esemplari è tanto grande quanto si può deside 
rare; e la questione potrebbe sembrar risoluta, se diverse ra 
gioni di dubbio non sorgessero da altre parti. 
1. Una prima occasione di dubbio sorge dall’esame del- 
P Almagesto, quale ci fu conservato dalla tradizione degli 
Arabi: della quale due fonti soltanto sono a me accessibili. 
La prima sta nella traduzione dell’Almagesto fatta intorno 
al 1175 da Gerardo di Cremona sopra una versione arabica, 
e pubblicata a Venezia nel 1515 ( 2 ). Noi possiamo considerarla 
(salvo gli errori dell’interprete, non pochi nè piccoli) come 
rappresentante il testo arabico adoperato da Gerardo. L’altro 
fonte di tradizione arabica ci è somministrato dal Catalogo 
stellare unito all’Uranografìa di Alsufì; il quale Catalogo, per 
quanto concerne le denominazioni delle stelle, si può conside 
rare come una traduzione dell’Almagesto ( 3 ), la diversità delle 
posizioni e delle grandezze non dovendo qui entrare in conto. 
L’ opera di Alsufì risale alla metà del secolo X. Io appongo 
qui sotto le indicazioni di Gerardo da Cremona e di Alsufì 
per ognuna delle sei stelle considerate, conservando l’idioma 
latino e francese rispettivamente usati nelle versioni di Ge- 
(>) Abbiamo nella Specola di Brera di questa traduzione due edizioni 
stampate a Basilea, 1’una nel 1541, l’altra nel 1551. L’esemplare di que 
st’ ultima appartenne già ad Ugo Foscolo, e porta in fronte una nota 
bibliografica scritta di sua mano. 
( ? ) Almagestmn Gl. Ptolbmaei Pheludiensis Alexandrini Astrono- 
morum principisi opus ingens ac nobile ornnes caelormn mohis conti- 
nens. felicibus astris eoi in luoem ductu Pelvi Lichtenstein Coloniensis 
Germani anno virginei partus 1515. Che questa edizione latina provenga 
dalla versione di Gerardo da Cremona è provato da Wustenfeld, Die 
Uebersetsungen Arabìscher Werke in das Lateinische seif dein XI 
Jahrhundert (Memorie della Società delle scienze di Gottinga, voi. XXII, 
1877, p. 04). Lo stesso è provato da Knobel (Montlily, Not. XLV, p. 140) 
dal confronto diretto dell’edizione di Lichtenstein con tre copie mano 
scritte della versione di Gerardo. L’esemplare che di tal edizione possiede la 
Specola di Brera è un raro cimelio, avendo appartenuto a Michele Maestlin, 
che fu maestro di Astronomia a Keplero, e che lo riempì di molte note scritte 
di sua mano. 
( 3 ) Abd-el-Rahmàn Al-sufì, Description des étoiles fixes. Tradnction 
littérale par H. C. F. C. Schjellerup. St. Pétersbourg, 1874.
	        
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