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RUBRA CANICULA
NUOVE CONSIDERAZIONI
un’ origine fissa, e neppure seppero consacrare per uso dei
posteri la successione degli anni per mezzo di liste di magi
strati eponimi, ciò che ben seppero fare gli Assiri; come poter
supporre che essi determinassero colle osservazioni cicli sì
lunghi, dei quali non il minimo uso, anzi neppure la più lon
tana menzione appare dai monumenti? Riflettendo bene a
questo, troveremo verisimile che quei lunghi cicli e special-
mente 1’ anno sotiaco, siano combinazioni erudite e prive d’ogni
significato pratico, inventate in tempi assai posteriori, quando
gli Egiziani, illuminati dalla scienza dei Gireci, finirono col
persuadersi che 1’ anno sacro e canonico di 365 giorni esatti
(1’ unico che risulti dai monumenti anteriori all’ epoca tole
maica) discordava di sei ore dal periodo del levare eliaco di
Sirio e dell’ inondazione e appresero 1’ uso, sin allora ad essi
interamente sconosciuto, delle intercalazioni quadriennali, di
cui Eudosso da Cnido sembra esser stato l’inventore. Tutto
porta a credere che prima di quel tempo il loro anno, contato
sempre (come attestano numerosi monumenti) dal levare eliaco
di Sirio, e tuttavia costretto alla durata di 365 giorni interi,
ricadesse in disordine manifesto entro pochi decenni; e di
quando in quando fosse empiricamente ricondotto a posto col-
1’ osservazione diretta della stella. Queste induzioni, che risul
tano dall’esame imparziale dei monumenti, tolgono ogni base
alle infinite speculazioni degli eruditi sui periodi della Fenice
e di Sotliis ( x ).
(') Vedi su questo punto le sensatissime osservazioni di Maspkuo (Pro-
ceedings of thè Soc. of 13ibi. Arch., voi. XIII, pp. 305-307) alle quali com
pletamente sottoscrivo. Una di queste epoche di confusione cronologica
pare abbia avuto luogo al tempo di Seti 11 (circa 1¿50 anni av. Cristo); da
un papiro della sua epoca (detto Papiro Anastasi IV), Maspero riferisce la
seguente preghiera: « 0 Aminone, vieni a liberarmi da quest’anno disgra
ziato, ove non arriva più il solstizio estivo, 1’ inverno accade quando aveva
luogo l’estate, i mesi van fuori di posto e le ore s’imbrogliano (Ibid.
p. 310) ». Era dunque press’a poco lo stato del Calendario Romano prima
della riforma di Giulio Cesare.