XCII. - 15 MAI 1658.
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XCII.
DI GB Y A FERMAT.
MERCREDI 15 MAI 1658.
( Va, p. 198-200.)
Ill mo Sig. Padron col mo ,
Avrei temuto d’infastidire troppo Y. S. Illustrissima cou nuova let
tera, se la sua ultima delli A del corrente non m’avesse recata cagione
(quantunque in soggetto di poco rilievo) di renderle qualche picciola
servitù 0 più presto ossequio e conformità alli suoi commandi; avendo
imparato dal savio che, come c’è tempo di parlare, vi lo è anche del
silenzio; e dallo spiritoso Poèta Tosco ('), che
Il silentio ancor suole
ITaver prieghi e parole.
Ma lei avendomi fatto l’onore d’ordinarmi di mandarle un de’ miei
libri della Physica in Inglese ( 2 ), non l’ho voluto lasciar andare senza
accompagnamento di queste poche righe, per ringraziarla della sua
tanta compiacenza in dire che ha intento di trascorrerlo, per avvez
zarsi cosi alla nostra rozza favella; rozza in quant’al suono ed ingrata
all’ orecchia non avvezza ad essa, ma forse, quanto alla copia, pro
prietà, ed energia dell’ espressioni, ed all’ eleganza e politezza in ogni
altro genere, che non cede punto alle più eleganti e stimate, nè delle
volgari, nè delle dotte, che abbino mai avuto prattica nel mondo, e
che nelle poesie che abbiamo, non solo va del pari, ma avvanza di
gran lunga li migliori o Toscani, o Latini, o Greci; eccettuando però
nell’ Eroica Omero e Virgilio, i quali dui, senza contrasto, son fuori
( 1 ) Nous n’avons pu retrouver Fauteur do oes beaux vers.
( 2 ) II s’agit sans doute du premier des Two trentlses cités ci-dessus, page 34o,
note 1. Digby parle plus loin d’une traduction (latine?) de ce Livre, faite à Paris, mais
elle ne paraît pas avoir été imprimée. Était-elle entre les mains de Fermai, qui ne savait
pas l'anglais?