- 6 —
tal modo, rinunziare all’osservazione di taluna fra le mac
chie più minute, non sfuggita alla maggiore acutezza di
altri osservatori, e che anch’io avrei, forse, vista, se ne
avessi appresa dalle carte resistenza. Ma non reputo ciò un
male. Anzi dirò che il mio pensiero costante fu non già di
scorgere quante più macchie potessi, bensì di analizzare nel
miglior modo la percezione delle macchie principali. Che
queste, infatti, siano ancora decomponibili e che a torto le si
considererebbero come formate d’un sol pezzo, risulta dalla se
guente riflessione. Allorché Marte si trova nella sua migliore
visibilità, la sua distanza da noi non è meno di 146 volte
la distanza della Luna. Supponiamo di poter allora studiare
il pianeta in un telescopio che amplifichi 600 volte, limite
massimo, oltre il quale l’esperienza mostra che non si può
ancora andare. In virtù di quest’amplificazione la distanza
del pianeta sembrerà ridotta a ossia 4 * circa della di-
600 4
stanza della Luna. Guardar dunque Marte nei più potenti
telescopi d’oggi è come guardar la Luna in un modesto
binocolo da marina, che ingrandisce quattro volte. Ciò sup
pone, per altro, che l’aria sia perfettamente calma, giacché
sappiamo che la confusione delle immagini, originata dal
l’agitazione atmosferica, cresce con l’ingrandimento e con
la superficie della lente obiettiva. Nel binocolo la confusione
è affatto insensibile e l’immagine della Luna vi gode tutta
la desiderabile tranquillità: nel telescopio, invece, la confu
sione tocca presto il massimo, ed è fàcile persuadersene se
si riflette in quante poche notti serene lo studio di Marte è
possibile. Basta un po’ d’aria mossa per cancellare dal pia
neta tutto ciò che vi è di discernibile. E siccome l’aria per
fettamente tranquilla è una rara eccezione, segue che in
generale Pesame di Marte nel telescopio è assai più diffi
cile di quello della Luna nel binocolo da marina. Ciò si rife
risce a quelle epoche privilegiate in cui la distanza del
pianeta è minima, ossia alle «grandi opposizioni». Nelle
opposizioni comuni le circostanze del nostro studio si fanno