Introduzione. - Ciò che possiamo vedere in Marte.
1. I miei primi studi di Marte ebbero luogo nel 1894, ma
allora il mio scopo immediato fu di esperimentare la defi
nizione del telescopio di Collurania, onde tutto il lavoro si
ridusse a tentativi, più o meno fortunati, di rinvenire nel
pianeta le formazioni scoperte da Schiaparelli. Le carte di
questo sommo astronomo furono tenute costantemente sotto
gli occhi; e s’ebbe il piacere di costatare che il nostro can
nocchiale mostrava nell’immagine planetaria presso a poco
le stesse cose rappresentate dai planisferi. Di queste osser
vazioni del 1894, le quali io considero come puri esercizi
preliminari d’areografìa, riferirò solo qualche cosa in rari casi.
Due anni dopo, nell’opposizione del 1896, rimettendomi
al medesimo studio, con pieno ricordo delle configurazioni
principali e della nomenclatura, potei rinunziare quasi del
tutto all’aiuto delle mappe preesistenti, il che feci nell’in
tento d’evitare ogni possibile influenza dell’altrui modo di
vedere sul mio. Molti particolari della superficie di Marte
sono, infatti, tutt’altro che facili, e nel lavoro che l’occhio
fa per scoprirli ed interpretarli può, senza che uno se ne
accorga, insinuarsi qualche elemento suggestivo, dal quale
ho voluto tenermi immune. Naturalmente ho dovuto, per