Full text: Marte nel 1896-97

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zietti ciliari, può, in certe circostanze, esser tanta da can 
cellare in intere zone ogni sensazione degli scuri interposti, 
ed in altri casi tanto poca da lasciar prendere agli scuri il 
sopravvento. Una medesima plaga del pianeta può dunque 
essere, secondo i casi, nera o bianca, o anche — e si capisce 
subito — passare successivamente per diversi toni della 
gamma cromatica, senza che a queste apparenze corrispon 
dano variazioni effettive di costituzione fìsica. Prima, quindi, 
di ritenere che una regione abbia mutato, occorre una seria 
indagine circa le condizioni luminose in cui la regione è 
venuta successivamente a trovarsi. I fenomeni di Marte, 
asti;azion fatta dalle vere mutazioni fisiche, rispondono a 
periodi multiformi che l’areografia avvenire potrà scoprire. 
Argomenti di quei periodi sono la longitudine e la latitu 
dine areografica del centro del disco, la distanza areocen- 
trica del Sole dall’equatore di Marte, e la fase. Solo dopo 
riconosciuta l’azione ottica singola di codesti argomenti, e 
la loro opera combinata, si sarà in grado di aggiudicare 
alle variazioni fìsiche quel che spetta loro in realtà. Ma per 
adesso un tal giudizio dobbiam ritenerlo immaturo, e con 
fessare che della vita del pianeta non sappiamo ancora 
niente, all’infuori del dilatarsi e restringersi successivo delle 
callotte bianche, il qual fenomeno aspetta, del resto, an- 
ch’esso, studi accurati in ordine alla sua dipendenza dal 
l’illuminazione solare. Più volte, nel corso della nostra de 
scrizione, si troveranno accenni a cambiamenti verificati in 
Marte. Dopo quanto si è detto fin qui, s’intenderanno tali 
cambiamenti, in linea provvisoria, come puri fenomeni ottici, 
destinati a far luce, non già intorno ai processi reali della 
superfìcie del pianeta, bensì intorno alla costituzione delle 
sue macchie. 
3. Le osservazioni delle quali s’occuperà la presente Me 
moria cominciarono alla fine di maggio 1896, sei mesi prima 
dell’opposizione, e cessarono tre m^si dopo questa, nel 
marzo 1897. Mi servii costantemente del refrattore di Cooke, 
avente un’apertura libera di 41 centimetri (15.5 indi.) ed 
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